Le guerre, con la loro oscura e inarrestabile potenza, non conoscono confini. Non si fermano davanti ai secoli, né alle distanze geografiche. Continuano a ardere, con lo stesso fetore di sangue, in un loop eterno che ci avvolge e ci costringe a guardare dentro un abisso umano profondo. È questo il mondo in cui ci immerge Ilaria Tuti con il suo nuovo romanzo, Risplendo non brucio, edito da Longanesi, un’opera che scava nel cuore del male e della sofferenza per rivelarci, allo stesso tempo, la potenza della scelta.
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Tuti, con la sua scrittura vibrante, riesce a portarci in un viaggio di sensazioni, immagini e emozioni che non ci lasciano indifferenti. Attraverso la storia di due personaggi tormentati e divisi dalla brutalità della guerra, l’autrice ci mostra il volto più spaventoso della nostra storia recente.
Johann e Ada sono i protagonisti principali di questo racconto, un padre e una figlia, ognuno imprigionato nelle sue proprie tenebre. Johann si trova nel cuore dell’inferno di Dachau, il campo di concentramento simbolo della crudeltà nazista, mentre Ada vive a Trieste, anch’essa travolta da un buco nero di violenza e perversione. Entrambi, pur lontani, sono legati dalla stessa tenebra che sembra non lasciarli mai.
Il romanzo si svolge tra il thriller e la storia, ma va ben oltre i confini dei due generi. Racconta, infatti, la genesi del male, quella forza sotterranea che alimenta il potere, che incita le masse all’odio e alla guerra, e che si nutre delle viscere degli uomini. Johann, il padre, diventa un uomo ridotto a bestia per sopravvivere al male che lo circonda. Lo stesso male che, come un veleno, entra nella sua anima e lo cambia irreversibilmente. In parallelo, Ada si trova a combattere una guerra interna nella Trieste di un passato nebbioso e violento. La sua battaglia è quella di decifrare la verità di un mondo che sembra collassare su sé stesso, un mondo che riflette la sofferenza del padre e che non riesce a staccarsi dalle cicatrici che l’umanità porta dentro.
L’incredibile luce tra le ombre di Ada
Ciò che emerge, tuttavia, è una luce tra le ombre: quella che si accende nel cuore di Ada, e che si trasmette al lettore con la stessa forza della fiamma che scotta. In un mondo dove il male sembra regnare sovrano, Tuti ci invita a riflettere sul potere della scelta, sul fatto che anche nei momenti più oscuri possiamo optare per il bene. La vera resistenza è infatti quella che nasce dalla nostra capacità di scegliere la speranza, di dare valore alla vita e alla dignità umana, nonostante le atrocità che ci circondano.
Con Risplendo non brucio, Ilaria Tuti ci regala un’opera potente, che non si limita a raccontare la Storia ma che, attraverso la finzione, ci spinge a guardare dentro noi stessi. Le sue parole risuonano come un invito a non dimenticare, a non lasciare che le cicatrici del passato vengano occultate dalla polvere del tempo.
Il romanzo è un grido contro l’indifferenza, una sfida a guardare in faccia l’oscurità e, pur tra le sue pieghe, riuscire a trovare la luce. In ogni pagina, Ilaria Tuti ci ricorda che, anche quando sembra che tutto sia perduto, la forza della scelta, del pensiero e della consapevolezza, è l’unico vero strumento che abbiamo per risplendere, per non essere consumati dal fuoco del dolore.
Concludendo, questo libro non è solo un racconto avvincente, ma una riflessione profonda su ciò che ci rende umani: la possibilità di scegliere, anche nel peggiore degli inferni, di non cedere alla brutalità e di resistere alla tentazione di diventare complici del male.